È di qualche settimana fa la sentenza del Tribunale per i minorenni di Firenze che, di fatto, ha lanciato l’ennesimo messaggio al Parlamento: le adozioni gay, in Italia, possono essere riconosciute. Lo ha fatto riconoscendo l’adozione avvenuta in Paese estero da parte di una coppia gay.
La Legge Cirinnà – ottenuta dopo tanto sudore versato e minacce alla sua prima firmataria che ha dato il suo nome alla normativa – non era riuscita, a causa del solito compromesso al ribasso, a riconoscere la stepchild adoption, ovvero la possibilità per una coppia omosessuale di adottare il figlio di uno dei due partner, ottenuto con un’altra persona o adottato precedentemente all’unione.
La giurisprudenza, oggi, sta svolgendo un ruolo centrale per il riconoscimento dei diritti e per l’avanzamento delle tutele, attraverso un’interpretazione estensiva delle norme vigenti e mettendo al centro delle decisioni l’interesse del fanciullo, al primo posto come criterio per l’individuazione della scelta giudiziale migliore.
Il nostro Paese, quindi, sta migrando, giorno dopo giorno, da un sistema di Civil Law – con al centro la Legge, quale fonte unica di regolamentazione dei rapporti tra i consociati – ad un sistema di Common Law – presente nei Paesi anglosassoni, dove il giudice svolge un ruolo centrale nella definizione delle controversie, attraverso un lavoro di interpretazione e decisione costitutivi.
Certo, non essendo, di fatto, un vero sistema di Common Law, il principio dello stare decisis – ovvero il principio secondo il quale la decisione di un giudice vincola un altro giudice che, dovendosi pronunciare su un caso analogo, dovrà conformarsi su quanto già deciso dal primo – non si può dire presente all’interno del nostro ordinamento, ma la sempre più diffusa emanazione di sentenze tutte in linea con un riconoscimento delle adozioni da parte di coppie omosessuali, fa ben sperare per il progresso civile del nostro Paese.
Ma possiamo sperare nel saggio intervento del potere giudiziario? Probabilmente no. Credo che il Parlamento debba prendere atto che una legge mite, in tema di Diritti civili, non può mai essere la soluzione migliore. Per quanto la Legge Cirinnà sia stata uno storico passo in avanti, il riconoscimento normativo della stepchild adoption è fondamentale, per non lasciare alla discrezionalità del potere giudiziario un tema così importante.